Dall’Ortis all’Ucraina, quando la letteratura è viva/ Lettere dagli studenti

“Il sacrificio della patria nostra…”: gli alunni della IV G riflettono sul testo e scrivono ai cittadini oppressi dall’invasione

Gli alunni della IV G

Spesso noi studenti ci troviamo a riflettere sull’importanza dello studio della letteratura, della poesia e dei romanzi e tutto sembra così lontano da noi, così inutile, noioso, poi, improvvisamente, durante l’ora di Letteratura,  leggendo in classe una delle lettere di Jacopo Ortis e precisamente “Il sacrificio della patria nostra è consumato”,  tutti noi avvertiamo la strana sensazione di conoscere quella tragedia, quello strazio, quel dolore, è lo stesso che da giorni i giornalisti ci raccontano dall’Ucraina.

E proprio in quel momento prendiamo coscienza del fatto che quella materia venuta dal passato, così lontana da noi, irrompe con prepotenza nell’attualità delle nostre vite comode e tranquille.

Jacopo era un giovane ventenne e passionale, animato da ideali patriottici, di civiltà e di libertà, pronto a sacrificare la propria vita per difenderli e, proprio questi, sono gli stessi ideali che animano tanti giovani ucraini, uomini e donne, che sono rimasti in patria a combattere o che addirittura sono tornati da altri Paesi.

Quella “noiosa” e “inutile” letteratura ci racconta che duecento anni fa quei valori su cui è stata costruita la nostra società democratica e libera, oggi sono rimessi in discussione da chi pensa di poter sopprimere con la forza un popolo, la sua libertà e la sua bellezza… la lezione non è servita!

I Latini dicevano “Errare umanum est, perseverare diabolicum est”, e i diavoli sono ancora in giro a spargere sangue nella nostra Europa. E, allora, la letteratura, la  poesia e l’arte nelle sue mille manifestazioni ci aiuteranno e renderanno o, almeno, proveranno a rendere questo mondo migliore, perché come disse un “cittadino” russo che si chiamava Fedor Dostoevskij: “LA BELLEZZA SALVERA’IL MONDO!”.

                                                                                         

Ecco due lettere che la classe ha scritto ai cittadini ucraini:

Cari Ucraini,

Il sacrificio della vostra patria non sarà vano. I sacrifici e le rinunce che tutti voi state affrontando non devono andare perduti. E’ una guerra assurda, scaturita dall’avidità di potere da parte di uno Stato che vuole sottometterne un altro, senza avere nessuna pietà per bambini, donne, giovani e anziani che a malincuore stanno cercando di allontanarsi dalla loro patria. Quanti sventurati non riescono in questa fuga, e ciò mi fa raccapricciare. Noi italiani non restiamo con le mani in mano, ma ci stiamo organizzando per mandare aiuti per dalle il nostro sostegno sia materiale che morale. Non dispero, anzi spero che questa sciagura al più presto cesserà, la pace trionferà e tutti potremmo vivere in armonia.

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Cari cittadini ucraini,

State lottando, lottando con forza e tenacia contro un tiranno che vuole sottomettervi, cancellare la vostra storia e la vostra identità come fa con il suo stesso popolo. Il sacrificio della patria vostra sembra vano, tutto sembra perduto, ma, anche se molti di voi sono costretti ad abbandonare la propria terra e la situazione è drammatica, ricordate che il sole tornerà a splendere come splendeva magnificamente su Odessa nel lontano aprile 1898, quando Eduardo Di Capua trovò l’ispirazione per comporre la canzone “O’ sole mio” e come splendono i sorrisi dei bambini nati in questi giorni che, come piccoli raggi di sole, illuminano il buio dei bunker e dei nascondigli nei quali siete costretti a sopravvivere.

E’ semplice scrivere questa lettera dalla comodità di casa mia, in un Paese non coinvolto militarmente nel conflitto, ma le notizie che mi giungono mi lasciano sgomenta davanti alla vostra resistenza e resilienza. Sono sicura che, là dove le vostre lacrime cadono oggi, tornerà a risplendere il sole e potrete riabbracciarvi liberi dall’oppressore.

                                             No alla guerra!