Sicurezza in rete: i ragazzi ascoltano e si raccontano

Il Safer internet day, la Giornata mondiale per la sicurezza in rete istituita dalla Commissione Europea per promuovere tra i giovani l’uso consapevole della rete è l’occasione per fare il punto sul mondo del web, con le sue grandi opportunità e i suoi grandi rischi. All’Its Sturzo oggi nel corso di un incontro organizzato dai docenti Maria Di Martino e Domenico De Falco i ragazzi si sono confrontati con gli avvocati Luisa Nastri e Salvatore Pinto della Camera penale di Torre Annunziata e con l’assessora alle Politiche sociali e Pari opportunità del comune di Castellammare Antonella Esposito, nella doppia veste di rappresentante delle Istituzioni e psicologa.

Un incontro con un primo gruppo di classi, IIIA, IIIB, IVG, IVA E VS cui seguiranno altre iniziative organizzate dalla scuola guidata dalla Ds Cinzia Toricco.

“Together for a better internet”, insieme per un internet migliore, è lo slogan della giornata. E un miglior uso della rete lo si promuove aumentando la consapevolezza di questo mondo virtuale che è divenuto fin troppo reale nella vita di tutti, a partire proprio dai più giovani. Focus sul fenomeno del bullismo che in rete è diventato “cyberbullismo”. “Rete e bullismo insieme hanno creato questo mostro – ha osservato la professoressa Di Martino, referente bullismo allo Sturzo – che amplifica a dismisura gli effetti nefasti del fenomeno”.  

“In questo periodo in cui anche la scuola si è confrontata con le grandi potenzialità della rete diventa ancora più pregnante – ha detto la dirigente scolastica – la questione della sicurezza. Conoscere i rischi e avere dei punti di riferimento che compensino la sensazione di solitudine di chi si trova ad affrontare dei problemi in rete diventa oggi più importante che mai”.

“Per questo la presenza di relatori qualificati – ha sottolineato il docente De Falco – è particolarmente significativa per noi che lavoriamo quotidianamente per stimolare i nostri ragazzi alla riflessione e alla consapevolezza”.

E i ragazzi rispondono con straordinaria partecipazione. Due video, realizzati dagli alunni e che pubblicheremo sulla nostra pagina, rappresentano insieme la narrazione di vissuti spesso drammatici, la denuncia e anche l’impegno nella lotta alle violenze che avvengono nel mondo del web e segnatamente dei social, talvolta con esiti tragici, e un lungo dibattito, vivo e interessato. La voglia di contribuire alla ricerca di soluzioni e quella di chiedere, cercare risposte a tante domande: il vissuto proprio, con il coraggioso racconto di due alunne, o quello conosciuto attraverso altre narrazioni sono il segnale che i ragazzi conoscono e “sentono” il tema e si sentono chiamati a dare il loro contributo perché le cose cambino.

Sul piano legale molte cose sono cambiate negli ultimi anni nella direzione della lotta ai reati che si commettono con un clic. Come la legge 71/2017 contro il cyberbullismo, varata all’indomani della morte per suicidio della 14enne Carolina Picchio.

“Come Camera Penale – ha spiegato l’avvocata Luisa Nastri – andiamo spessissimo a parlare con i ragazzi cercando di spiegare loro che i comportamenti in rete devono essere valutati nello stesso identico modo di quando si esce di casa: ci sono azioni in rete che possono essere inquadrate come reati. La forma principale di tutela è intervenire sui propri comportamenti”.

Per esempio: non trasmettere i propri dati sensibili, perché possono essere oggetto di furto d’identità e utilizzati per truffe. O ancora: non fornire indicazioni su dove si vive, sui luoghi che si frequentano abitualmente, per evitare che qualche malintenzionato possa presentarsi con lo scopo di molestare o aggredire. “L’unico strumento certo per tutelare la propria immagine – ha proseguito – è non diffonderla: siete voi la prima forma di tutela di voi stessi”.

Il tema del revenge porn è stato invece al centro dell’intervento dell’avvocato Salvatore Pinto. “La diffusione non consensuale di immagini a contenuto sessuale esplicito è punita dalla legge (articolo 612 ter del Codice Penale)”. Il problema è a monte: l’immagine spesso è condivisa nell’ambito di una relazione sentimentale ma se imbocca la strada della rete “diventa molto difficile da rintracciare: ci sono casi di persone – avverte l’avvocato – che hanno dovuto cambiare città” per sfuggire agli sguardi di chi le poteva riconoscere nelle foto o nei video diffusi in rete.

Non mancano gli strumenti di lotta, come “ricorrere al giudice per chiedere il sequestro preventivo e conseguente oscuramento di una pagina”. Ma è meglio in ogni caso fare in modo di evitare la produzione di materiale che possa danneggiare.

Il danno non riguarda solo quelle che tecnicamente sono le vittime. “Le vittime – ha osservato l’assessora Esposito – sono tutti: chi subisce il crimine, chi lo compie, tutti quelli che sono intorno, chi guarda e non interviene: lo spettatore è parte attiva del processo. Tutta la comunità è responsabile. La soluzione non è impedire o limitare l’uso della rete, che offre tante opportunità da valorizzare, ma fare tutti insieme un serio lavoro di prevenzione.