Ribellarsi, la testimonianza di una nostra compagna ci dà il coraggio di reagire

di Concetta Brasiello (V A)

La donna è sempre stata vittima di violenza, sin dall’antichità c’è sempre stata la  convinzione che l’uomo fosse superiore e che le donne dovevano fare tutto quello che gli veniva detto senza alcuna libertà. Secondo la nostra Costituzione  i coniugi sono uguali con gli stessi diritti e doveri, quindi possiamo affermare che con il passare del tempo noi donne, nonostante le numerose battaglie, siamo riuscite ad ottenere una situazione di uguaglianza con i maschi perchè comunque noi desideravamo avere libertà di parola, un ruolo all’interno della società e non essere considerate soltanto come mogli di qualcuno da cui poi dover dipendere per il resto della vita. Il nostro obiettivo era quello di avere una nostra autonomia, una nostra  indipendenza e possiamo dire,con grande orgoglio che ce l’abbiamo fatta!

Nonostante  questo la concezione della subordinazione della donna è presente ancora oggi in maniera molto rilevante e per questo motivo migliaia di noi sono vittime di violenze,non solo fisiche ma anche psicologiche che la maggior parte delle volte terminano con dei veri e propri casi di femminicidio.

Gran parte delle violenze avvengono  tra le mura domestiche causate da mariti, ex mariti, conviventi, ex conviventi che non si rassegnano alla fine della loro relazione. Moltissimi casi di violenza purtroppo però, vengono nascosti da silenzi, dalla paura di denunciare, ed anche dalla speranza che le cose in qualche modo possano migliorare. Molte volte si pensa che questi atteggiamenti violenti siano dimostrazioni di affetto e di amore ma non è per niente vero perché chi ci picchia non ci ama! Per questo motivo bisogna trovare quel coraggio, quella forza di denunciare perché solo così facendo, non solo poniamo fine ad una situazione insostenibile ma cerchiamo anche di dare un esempio alle altre donne che si trovano nella medesima situazione. Una grande dimostrazione ci è stata data da un ragazza che con grande coraggio e determinazione, durante l’incontro online promosso dalla nostra scuola il 28 novembre, ci ha reso partecipi della sua esperienza, che purtroppo accomuna molte adolescenti: subiva delle violenze psicologiche dal suo fidanzato. Ci ha raccontato che lui le vietava di uscire con le sue amiche, di vestirsi in un determinato modo ma lei, nonostante lo amasse, è riuscita ad avere quel coraggio di dire BASTA e per questo l’ammiro molto perchè ha avuto più coraggio di molte altre di noi che, anche se più adulte non riescono a porre fine a tutto quell’orrore che subiscono ogni giorno e che in questo periodo, a causa dell’emergenza Covid, è diventato sempre più insostenibile. Oggi noi donne abbiamo piena libertà di fare della nostra vita tutto quello che vogliamo, senza limitazioni, soprattutto in campo lavorativo. Sono state adottata anche alcune leggi per tutelarci come, ad esempio, l’articolo 31 della Costituzione che affida allo Stato il compito di agevolare con misure economiche la formazione delle famiglie in modo da permetterci di conciliare nel migliore dei modi entrambi i ruoli: quello della madre e quello della lavoratrice. Nonostante l’aiuto da parte della legge ci sono ancora persone che ci considerano inferiori, per questo motivo siamo sempre chiamate a dimostrare il doppio rispetto ad un uomo perché  per prima cosa dobbiamo combattere contro i pregiudizi e poi svolgere il nostro lavoro nel migliore dei modi per dare prova che le loro concezioni sono sbagliate, nonostante il nostro impegno, ci sono ancora molti dirigenti che tendono e tenderanno sempre ad assumere, tra un uomo e una donna con pari capacità, un dipendente maschio perchè si ha quella concezione che “costi di meno”, malgrado ciò siamo riuscite a coprire delle cariche molto importanti come nel caso di Kamala Harris che è diventata la prima vicepresidente donna degli Stati Uniti.

Non bisogna fare però di tutta l’erba un fascio perchè, per fortuna, ci sono anche degli uomini che non si permetterebbero mai di trattare la propria donna come un giocattolo o come una “schiava”, anzi,la considerano come un essere speciale alla quale nessuno dovrebbe fare del male.