Perché la violenza? Una lezione da “Mare fuori”

di Marika Del Sorbo (V A)

Ci siamo mai chiesti perché avvengono le violenze? Viviamo in una realtà in cui si parla di parità di sessi ma se vediamo un uomo casalingo che dà una mano in casa o una donna che fa la muratrice si inizia a spettegolare (e a giudicare) e inizia così la prima violenza: quella psicologica.  Mettiamo il caso in cui una donna o una ragazza venga stuprata, una volta superato l’accaduto con se stessa non riuscirà facilmente a superare la violenza psicologica che subisce dagli altri: occhiate tra amiche per indicarla, ragazzi che possono fare commenti poco carini…Come possiamo fare allora per far si  che tutto ciò non accada? Come emerso nel lavoro fatto a distanza con la mia scuola il 28 novembre noi donne abbiamo potuto comprendere che in amore sentirsi dire: non puoi vestirti così, non puoi mettere quel rossetto, non puoi uscire con le amiche, senza di me non puoi fare… non è amore, non è semplice gelosia. Così la gelosia si trasforma in ossessione e porta alla violenza fisica. Si parte con uno schiaffo, poi due, poi un pugno, poi calci fino a quando l’uomo può arrivare anche ad uccidere la donna. La donna già dal primo schiaffo deve denunciare attraverso i carabinieri o rivolgendosi ai  centri dedicati alle donne come “Il rifugio di Jole”appunto come ci spiegavano nell’incontro fatto con la scuola.  Sul tema della violenza sulle donne mi hanno molto colpito le scene di una serie tv  ‘Mare Fuori’. Ambientata in un carcere minorile napoletano aveva tra i suoi protagonisti   un ragazzo di nome Gianni: un ragazzo buono finito in prigione perché la mamma era vittima di violenze da parte del padre e per salvare la mamma e portarla via si è trovato coinvolto in un omicidio mentre cercava di fare soldi. In prigione  incontra Gemma, finita lì  perché subiva violenze da parte del fidanzato che un giorno si era presentato  sotto casa sua ed aveva gettato dell’acido in faccia alla sorella, convinto che fosse Gemma. Gemma gli aveva sparato per vendicare sua sorella. Nonostante quello che il suo fidanzato aveva fatto Gemma continuava ad amarlo e a credere alle sue parole.Un giorno Gianni, sentendo la conversazione tra la ragazza e il suo fidanzato, le prese il telefono da mano e la sbatté contro un muro. Le disse: ‘Io la so la tua storia, non è amore quello. Il tuo “amore” lo conosco bene, perché ce l’ho davanti agli occhi da quando sono nato. Mia madre è come te. Dice di amare mio padre anche se lui la picchia ogni giorno.’ E le chiese: ‘È amore questo?’ E continuò dicendo: ‘Tu hai gli occhi tristi, come quelli di mia madre.’ Questa storia mi ha colpito perchè nonostante Gianni avesse vissuto in un clima di violenza non ha seguito l’esempio del padre ma piuttosto ha dato il suo aiuto per salvare una ragazza da un amore malato. Quindi come cita la direttrice del carcere  di ‘Mare Fuori’dobbiamo capire che l’amore ha molte forme ma  non ci deve mai essere la violenza e la prevaricazione. L’unica cosa che quindi passiamo fare è quella di sensibilizzare gli uomini da bambini al rispetto verso la donna e preparare le ragazze già da bambine ad avere la forza e il coraggio di dire no e di confidarsi su qualsiasi cosa soprattutto nell’adolescenza.