Diritti dei minori non accompagnati, menzione speciale per la IV A al concorso Unesco

di Anna Di Maio (IV A)

Oggi si sente parlare di minori stranieri provenienti da Paesi per lo più africani che sbarcano anche in Italia da soli. In realtà questi non sono stati “abbandonati” dalla loro famiglia, piuttosto le stesse hanno preferito privarsene pur di donare almeno ai propri figli la possibilità di salvarsi lasciando una terra in cui c’è una guerra senza fine o una fame infinita.

Poiché questo sbarco di minori stranieri non accompagnati è divenuto un vero e proprio fenomeno che si ripete continuamente presso le coste europee del Mediterraneo, l’U.E. ha sentito la necessità di emanare una legge che li tuteli cosi come sono tutelati tutti i minori europei.

Questa legge emanata dal Parlamento europeo è stata recepita dall’Italia ed è la L. 7 aprile 2017 n.47 che, nel comma 1 così recita:

“Il minore straniero non accompagnato ha gli stessi diritti del minore italiano o europeo compresi il diritto alla cultura ed all’istruzione.”

Quello che è estremamente interessante è ciò che la legge recita nel comma 3:

“Divieto di respingimento: in nessun caso si può disporre il respingimento alla frontiera dei minori stranieri non accompagnati.”

Questa è una risposta a tutti quei media e quei politici che strumentalizzano l’opinione pubblica per i propri interessi di parte.

E’ nell’ottica di una comprensione oggettiva del fenomeno minori non accompagnati che noi alunni della IV A abbiamo affrontato il concorso UNESCO- 3 WORLD BIOETHICS DAY 2018 dal titolo: Solidarity and Cooperation Promoting inclusion of foreign minors in school and work paths.

Per noi è stato importante leggere e capire lo spirito delle leggi (cit. Montesquieu), perché solo così abbiamo potuto avere un’opinione personale sul fenomeno.

Il lavoro da noi prodotto ha avuto come titolo “LeggiAMO le leggi e mettiAMOci il cuore” e ha ottenuto al concorso una menzione speciale che così recita: … per il rigore della ricerca e della schematizzazione delle procedure”.

Questo ci ha riempiti d’orgoglio, perché è stato recepito il “senso” del nostro lavoro.